Informativa e consenso per l'uso dei cookie

Il presente sito web utilizza cookie propri e di terze parti per finalità tecniche e di statistica. Per la loro installazione non è richiesto il suo consenso ma la invitiamo ugualmente a prendere visione dell'informativa completa cliccando sul pulsante “Maggiori informazioni”.

MONITORAGGIO OTTIMALE DEI MAMMIFERI NELLE PREALPI GIULIE (PROGETTO MOM-PG)

Al via il progetto sul monitoraggio dei mammiferi nel Parco Naturale delle Prealpi Giulie, in collaborazione con l’Università di Trieste


Il monitoraggio della fauna è una attività fondamentale per la conservazione e gestione delle popolazioni animali. Se non monitoriamo le popolazioni animali non siamo in grado di sapere come rispondano ai nostri interventi gestionali e se le aree protette stiano efficacemente mantenendo la vitalità e resilienza delle popolazioni. In un pianeta colpito da profondi cambiamenti globali è altresì fondamentale monitorare le popolazioni per capire se e come stiano rispondendo agli incrementi di temperatura ed ai cambiamenti di uso del suolo.

Monitorare le popolazioni animali non è facile; farlo su quelle di mammiferi, in particolar modo, è estremamente difficile. Specie come la martora, la puzzola, il gatto selvatico, il tasso, il moscardino (fig. 1) ed altri piccoli mammiferi fanno di tutto per non essere rilevate, pertanto avere una idea accurata ed affidabile della consistenza delle loro popolazioni è un’impresa ardua. Quante volte avete visto una martora, una puzzola o un moscardino girando nel parco? Ad oggi, purtuttavia, esistono strumenti efficaci quali le foto trappole, per poter monitorare questi animali così elusivi. Quel che manca per monitorare queste specie non sono gli strumenti e la tecnologia, ma l’utilizzo di robusti protocolli di monitoraggio. Avere un buon protocollo di monitoraggio significa sapere esattamente quante foto trappole (o altra unità di rilevamento) vadano posizionate in un’area per essere sicuri al 95% di rilevare le specie e, soprattutto, essere in grado di rilevare un declino nelle loro popolazioni.

moscardino in letargo_ph Alessio Mortelliti UNITS

Fig. 1 Moscardino in letargo_ph Alessio Mortelliti UNITS

La capacità di rilevare un declino è la cosiddetta ‘potenza statistica’, ovvero la nostra capacità di poter dire, con dati alla mano ‘Attenzione! I dati a nostra disposizione mostrano che la specie sta declinando’. Stimare la consistenza di una popolazione ed essere in grado di dire con ragionevole certezza che si è in presenza di un declino non è facile. Ad esempio, immaginiamo di aver posizionato 100 foto trappole all’interno del territorio del parco in due anni consecutivi. Nel 2020 stimiamo la presenza di 57 martore mentre nel 2021 ne stimiamo 13. Verrebbe subito da concludere che le martore stiano diminuendo e quindi dobbiamo intervenire in qualche modo! Ma... ragionandoci attentamente potrebbe anche essere che nel 2021, anno di estrema abbondanza di topi ed arvicole, fosse veramente difficile osservare martore poiché queste stavano rintanate nel bosco a pasteggiare sui piccoli roditori, quindi erano molto meno interessate agli attrattivi posizionati davanti alle foto trappole o a frequentare i centri abitati. Al contrario nel 2020 era più facile rilevarle e quindi mediante foto trappole stimiamo di averne rilevate 57. Fenomeni analoghi possono succedere con tantissime altre specie, anche con cervi e caprioli, che spesso vengono considerati facili da ‘censire’. Stimare la consistenza delle popolazioni animali è difficile e richiede tecniche statistiche che permettano di stimare con accuratezza quale sia il numero effettivo di animali tenendo conto della probabilità di rilevamento, ovverosia la probabilità di rilevare una specie se presente, che è spesso molto minore del 100% ed anzi nei mammiferi è spesso più prossima allo zero. Questo significa che più la specie è elusiva, più è difficile ottenere stime robuste della consistenza delle popolazioni e quindi, conseguentemente, più è difficile rilevare declini o incrementi nel corso del tempo. Ad oggi in Italia non esistono attività di monitoraggio in grado tecnicamente di stimare con accuratezza la consistenza delle popolazioni di specie elusive. Il progetto che stiamo cominciando in collaborazione con il parco e finanziato con fondi PNRR dal National Biodiversity Future Center vuole colmare questa importantissima lacuna di conoscenza.

Nel lavoro appena cominciato utilizzeremo dei metodi all’avanguardia, già sperimentati negli Stati Uniti, che permettono di stimare la consistenza delle popolazioni e (o più specificatamente la cosiddetta occupancy o probabilità di presenza) tenendo conto della probabilità di rilevamento di una specie. Con questi metodi è inoltre possibile stimare qual è lo sforzo di campionamento necessario per poter essere ragionevolmente certi di rilevare un declino della specie. Ad esempio, se vogliamo rilevare un grosso declino di una specie target, quale ad esempio un declino del 50% delle popolazioni, avremo bisogno di certo sforzo, ma se invece vogliamo avere una maggiore sensibilità e quindi rilevare un declino del 10%, allora in quel caso dovremo mettere in campo uno sforzo molto maggiore (ovverosia molte più foto trappole). Attraverso questo progetto determineremo qual è il modo più economico per monitorare le principali specie di mammiferi presenti nel parco. É importante sottolineare che ci occuperemo in primis di specie solitamente trascurate, quali i piccoli mammiferi come moscardino (in foto) e medi e grandi mammiferi quale il gatto selvatico, la puzzola e la martora. Oltre che le foto trappole, utilizzeremo trappole a vivo per piccoli mammiferi e tubi nido per il moscardino. Ad aiutarci nelle attività saranno anche gli studenti delle scuole primarie dei Comuni del Parco che, attraverso una serie di eventi che cominceranno quest’autunno, ci aiuteranno in qualità di giovani “citizen scientists”.


Autore: Alessio Mortelliti – Professore Associato di Ecologia presso l’Università di Trieste

Articolo tratto dal notiziario La Voce del Parco n. 1-2024